Diritto penale dell'informatica
e delle telecomunicazioni

Il diritto penale dell’informatica e delle telecomunicazioni rappresenta un ambito del diritto penale fortemente innovativo, volto a tutelare la sicurezza delle reti elettroniche e di telecomunicazione nonché dei sistemi informativi, sempre più spesso interessati dal crescente fenomeno della diffusione di virus informatici e messi in pericolo dagli abusivi accessi posti. La sua importanza strategica è aumentata in maniera esponenziale, parallelamente al rapido incremento del numero di utenti e del valore delle transazioni effettuate sulle reti stesse: la sicurezza informatica e la correlata protezione dei dati rivestono oggi un ruolo imprescindibile tanto dal punto di vista sociale quanto economico.

Al contempo, però, il pericolo cui esse sono esposte si intensifica con il progredire dell’evoluzione tecnologica, che ha reso possibili anche nuovi comportamenti illeciti (si pensi, ad esempio, alle moderne forme di attacco ai sistemi informatici e alla diffamazione online): si tratta di condotte comunemente definite come cyber crimes (o “reati informatici”).

Il legislatore italiano è intervenuto sin dal 1993, con la legge n. 547, per affrontare il tema della criminalità informatica. Importanti, poi, le modifiche effettuate dalla l. n. 48 del 18 marzo 2008, di esecuzione della cd. “Convenzione di Budapest” del 23 novembre 2001. Questo ha fra l’altro comportato la possibilità che anche le società possano rispondere dei reati informatici (v. art. 24 bis d.lgs. 231/2001).